Durante il ventennio fascista, il governo di Mussolini e il Partito Nazionale Fascista assegnarono ruoli specifici ai due sessi nella società fascista. Negli occhi del governo, gli uomini furono soldati, protettori della casa e della nazione mentre le donne furono le madri della nuova generazione d’italiani. Il governo diede benefici e incentivi alle donne che creavano famiglie grandi e scoraggiò le donne dal lavorare perché pensò che una donna non poteva lavorare ed essere una buona madre allo stesso tempo. Questo fu anche una delle soluzioni del problema economico perché meno donne nella forza lavoro diedero più opportunità agli uomini. Il regime fascista aveva bisogno delle donne italiane per creare un esercito più grande nel futuro che difenderebbe la nazione e proteggerebbe il suo potere. Le donne diventarono simboli della fertilità e maternità, erano onorate nelle feste pubbliche, come la Giornata della madre e del fanciullo. Però, in effetti, questa distinzione le ridusse ai ruoli della procreazione. Sotto il fascismo, non avevano un posto nelle industrie o nel governo, solamente con i bambini e il mondo della domesticità.
La loro educazione per questo ruolo cominciò con la partecipazione obbligatoria nell’Opera nazionale balilla. I corpi femminili di quest’organizzazione ebbero tre gruppi: le figlie della lupa (dai sei agli otto anni), piccole italiane (dagli otto ai quattordici anni), e giovani italiane (dai quattordici ai diciotto anni). Le giovani donne in questi corpi portavano le uniformi fasciste e imparavano i principi del fascismo e valori femminili, praticavano gli sport “femminili” come la pallacanestro e la ginnastica, e imparavano le abilità domestiche come cucire e cucinare. Gli sport agonistici erano considerati troppo violenti e non appropriati per le donne. L’intenzione dei programmi sportivi per le donne, a differenza dei programmi maschili, fu solamente per sostenere la fertilità. Una figura bella e forte fu quella ideale, con una disposizione ubbidiente e materna. Ma era molto difficile ottenere quest’ideale femminile in realtà perché la povertà e la penuria erano vaste e molte donne diventavano più magre e debole dalla fame.
Però, è importante menzionare il fatto che molte donne non accettarono la visione della femminilità fascista e si rifiutarono di creare figli o partecipare nei programmi fascisti. Le donne tennero anche un ruolo importante nella Resistenza con il loro rifiuto di cooperare con i fascisti e i nazisti e la loro disponibilità a sabotarli. Aiutarono e nascosero i partigiani e recapitare messaggi segreti, e a volte armi, per la Resistenza. Delle ragazze e donne si iscrissero ai Gruppi di Difensa della Donna (GDD), gruppi antifascisti che sostennero la liberazione femminile e italiana. Loro servirono da messaggeri e anche combattenti e spie (per le due parti), ma non ricevettero molto riconoscimento dopo la guerra perché queste attività non furono considerate dignitose. Nonostante della propaganda, le donne italiane durante il ventennio fascista e la Seconda Guerra Mondiale non erano solamente madri e mogli, ma anche donne forti e intelligenti che sopravvissero tempi di sofferenza e privazione e combatterono per le loro famiglie e convinzioni.
Bibliografia
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