Nel nostro mondo l’esigenza di andare all’università aumenta ogni anno. L’università è diventata una parte essenziale dell’educazione per ottenere un lavoro negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo. Per esempio più di un terzo degli americani che hanno venticinque anni o più ottengono una laurea. Nell’anno 1940 meno di 25% cittadini hanno finito il liceo. Lo stesso si sta verificando in Italia. La percentuale dei laureati è aumentato a 27%, secondo una statistica del giornale “La Stampa.” Nonostante l’aumento dei laureati, i giovani non possono trovare lavori quando finiscono l’università. Come risultato c’è una “fuga dei cervelli” quando gli studenti vanno all’estero per trovare lavori per avere una vita sufficiente. Gli italiani stanno investendo negli studenti che escono dall’Italia verso altri paesi. Il risultato crea una crisi in cui c’è una mancanza di lavoratori qualificati per lavori specializzati come STEM, giurisprudenza, o affari. La mancanza di lavoratori qualificati risulta nel fallimento della nuova industria.
Le università d’Italia sono alcune delle più vecchie nel mondo. Il governo distribuisce le entrate dalle imposte per finanziare le università e diminuire il costo della scuda. In teoria, dato che il costo dell’università diminuisce più studenti possono frequentare università e ottenere lavori specializzati. Dopo la laurea, gli studenti stimolano l’economia e pagano imposte per finanziare altri studenti. Quando i giovani vanno all’estero per lavorare, il governo perde le entrate e l’opportunità per generare una nuova industria. Secondo un articolo della Repubblica “I nostri ragazzi studiano una vita in scuole pubbliche italiane per poi trovare un lavoro negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Olanda, in Brasile. Il capitale umano rappresentato dal laureato emigrante è costato al nostro paese 23 miliardi.” Gli studenti stanno frequentando le università pubbliche per un basso prezzo e vanno all’estero per lavorare. La perdita di capitale crea un onere grave per il governo e l’economia d’Italia. Il problema non è la qualità delle università, non ci sono abbastanza persone che rimangano in Italia per creare l’industria per i giovani. Si crea un circolo vizioso quando l’industria non espande perché non ci sono lavoratori specializzati, e dato che non c’è industria i giovani vanno all’estero per trovare lavori. Secondo Lettura 2, “Nel 2007 le persone in cerca di occupazione risultavano poco meno di un milione e mezzo. A distanza di 10 anni il numero è raddoppiato… Il nostro è un Paese fermo, stagnante…” Allo stesso tempo secondo Lettura 3 “…gli italiani residenti fuori dai confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono 4.973.942, l’8.2% degli oltre 60,5 milione di residenti… Il 3,3% in più rispetto all’anno precedente.” Questo conferma il circolo vizioso che sta danneggiando l’economia e le opportunità dei giovani. Se il governo non provvede incentivi per generare una nuova industria, il ciclo continuerà e ridurrà ulteriore opportunità.
Insomma, la “fuga dei cervelli” sta creando gravi problemi per l’economia d’Italia, e per i giovani che stanno trovando lavori. Se più persone vanno all’estero, l’industria ristagnerà e aumenterà la quantità dei giovani disoccupati. Non c’è una soluzione facile, però il governo deve fare cambiamenti radicali se vuole promuovere la crescita di una nuova industria.
Penso che i giovani in America dovrebbero sapere questo perché questo problema potrebbe accadere in America.
è sfortunato che molti giovani italiani non possono lavorare nel proprio paese