Il Ventennio Fascista: Le Leggi Razziali

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Durante il Ventennio Fascista, l’Italia ha implementato diverse leggi razziste sotto il governo di Mussolini. Le leggi razziali furono implementate per discriminare contro gli ebrei e gli abitanti nativi delle colonie italiane in Africa. Anche se c’era razzismo contro gli africani, le leggi razziali erano dirette principalmente agli ebrei. Come risultato di queste leggi, gli ebrei erano molto limitati nelle loro vite quotidiane. C’erano circa 47 mila ebrei in Italia. Dopo che l’Italia si è alleata con la Germania, le leggi razziali fasciste sono stati introdotte.

Quando Mussolini comandò l’Italia, lui lavorò insieme con il Re Vittorio Emanuele III, ma Mussolini era quello con il potere reale. Mussolini aveva un’alleanza con Hitler e questo ha causato leggi radicate nell’antisemitismo che era prominente nella Germania di Hitler. La prima legge razzista fu introdotta nel 1938 e fu firmata da re Vittorio Emanuele III e fu imposta da Mussolini, il Duce. Il Regio Decreto – legge 17 novembre 1938-XVI – era la prima legge razzista nell’Italia fascista. Un ebreo, secondo le leggi, era una persona nata da genitori entrambi ebrei, da un ebreo e da una straniera, da una madre ebrea in condizioni di paternità ignota oppure chi, pur avendo un genitore ariano, professava la religione ebraica. Per questa legge, gli ebrei furono esclusi dal servizio militare, non potevano essere tutori, non potevano sposare italiani non ebrei, e non potevano essere proprietari di terreni, di fabbricati e di aziende interessanti la difesa nazionale. Gli ebrei stavano perdendo i loro diritti. Le leggi razziali dicevano che gli italiani erano della razza ariana e che gli ebrei non erano italiani. Queste leggi hanno causato un aumento dell’antisemitismo in Italia, come in altre nazioni.

Col passare del tempo, le leggi diventano più severe e restringevano ulteriormente gli ebrei dalla società italiana. Limitazioni aggiuntive sugli ebrei, incluso non lavorare nelle amministrazioni pubbliche e non insegnare o studiare nelle scuole e università italiane. Gli ebrei hanno perso le loro imprese e il loro lavoro. Sebbene alcuni degli ebrei non praticavano il giudaismo, le legge li consideravano ancora di razza ebraica se i genitori fossero ebrei. Gli ebrei furono trasformati in cittadini di seconda classe perché a loro fu negato l’accesso alle cariche pubbliche e all’insegnamento, e le loro attività economiche erano limitate. Molta propaganda fu usata per separare gli ebrei dagli italiani della razza ariana. Il Manifesto degli scienziati razzisti presentava una miscela di razzismo e storia biologica per distinguere tra europei e non europei.

Le leggi divennero progressivamente peggiori col passare degli anni e nel 1943, la Germania occupava l’Italia centrale e settentrionale. Per questo, gli ebrei che vivevano in queste parti d’Italia sono stati inviati nei campi di concentramento e di morte. Quasi 7 mila ebrei furono deportati dall’Italia quando la discriminazione diventò persecuzione aperta. Molti ebrei italiani sono sopravvissuti perché molti italiani aiutarono gli ebrei durante questi tempi e li nascosero dalle autorità.

Il governo di Mussolini fu rovesciato il 25 luglio 1943 e le leggi razziali furono finalmente invertite. Il governo di Badoglio ha soppresso le leggi razziali.

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